Questo articolo è scritto dalla pagina Facebook “Consigli per La Visione” con cui collaboriamo e che vi invito a seguire.
Disponibile da pochi giorni sulla grande N, il film “The good nurse” con i due premi Oscar, Jessica Chastan ed Eddie Redmayne, è tratto dalla storia vera dell’angelo della morte Charlie Cullen.
Sostenuto da una fotografia fredda, tinte gelide come se fossero un presagio dei cupi avvenimenti, è un trattato sul dolore e sulla violenza ingiustificata. Forse, troppo aderente a quelli che sono i canoni del genere per riuscire ad elevarsi sopra la media.
Ma vabbè, personalmente mi approccio sereno e consapevole alla visione e non ne rimango deluso. Ho avuto quello che mi aspettavo.
È un film silente e dolente, quasi con la consapevolezza della sua drammaticità e assurdità reale. Caratterizzato da anime ambivalenti, da sguardi e sentimenti conflittuali. Non si concede licenze registiche, virtuosismi, eccessi tecnici. La storia si sviluppa da sola, e l’ambiente ospedaliero si fa palcoscenico di morte e sofferenza. E solitudine.
Emergono per forza di cosa le interpretazioni dei protagonisti, capaci di annullare loro stessi in qualche modo per aderire ai rispettivi personaggi. In particolare Eddie Redmayne ci risparmia il consueto campionario di espressioni caricaturali, indovinando una delle performance più convincenti degli ultimi anni.
La Chastain è una fuoriclasse, non c’è discussione. Il loro gioco di sguardi, la lotta intestina e sottotraccia, e il vivido e soffocante timore che viene fuori nella seconda parte della pellicola, rende “The good nurse” un prodotto sicuramente di routine, ma ben meritevole di una visione.