Film e Serie TV

She Hulk – Attorney at Law: ma anche no!

Questo articolo è scritto dalla pagina Facebook Consigli per La Visione” con cui collaboriamo e che vi invito a seguire.

Nel vasto universo Marvel in sempre costante espansione, avrete notato sui canali Disney+ l’ultima creatura seriale del team di Kevin Feige. Vale a dire She-Hulk – Attorney at law.
Serie sulla cugina di Hulk, per la quale mi ero approcciato nell’indecisione “quanto può non fregarmene un cazzo?”. A conti fatti, spinto dall’hype (modalità ironia: on), l’ho vista. Anche perché c’è Tatiana Maslany, attrice pazzesca che tutti ricordiamo per Orphan black. O no?

Ebbene, “She-Hulk” parte in maniera abbastanza godibile e scanzonata. C’è Mark Ruffalo, c’è la genesi del personaggio di Jen, e c’è almeno un pizzico di curiosità. Discreto intrattenimento. Destinato a calare miseramente, fino a picchi inqualificabili ed episodi filleroni inguardabili nella parte centrale. Non c’è uno straccio di idea, e di trama orizzontale.

Narrazione stagnante, prodotto banalissimo a dir poco. Fino all’episodio numero otto, dove appare per la prima volta nel Marvel Universe quel diavolo di un Matt Murdock (Daredevil), interpretato ancora una volta da Charlie Cox dopo l’avventura in quel di Netflix. Per molti è stato l’episodio della riscossa. Mmm…sul serio? Mi sono bastati quei quaranta minuti per rimpiangere il “Daredevil” di Netflix, e vederlo mortificato su Disney+ come un personaggio senz’altro più vicino alla versione originale, ma vogliamo mettere?

Questo Daredevil divertito, ironico (!), gioviale, scanzonato, con quello tormentato, cazzuto, violento e incazzato di Netflix? Ma dai. Nonostante qualche richiamo alla serie originale eh, giusto perché alla Disney si sa, c’è la casa delle idee (ehhhhh, avoja!). Ancora più sconfortante sapere che la serie dedicata al personaggio di “Daredevil” sarà un reboot e non una continuazione delle avventure già viste sul piccolo schermo.

Torniamo però a “She Hulk” e parliamo dell’ultimo episodio. Ecco, al netto di tutto quanto scritto e criticato…l’ultimo atto mi è piaciuto. O meglio, non mi ha schifato e mi sono divertito.
Rottura netta della quarta parete, autoironia, anche autocritica, e voglia di cazzeggiare con gusto. Una scelta interessante, anche coraggiosa. Poi si manda tutto in vacca con le ultime sequenze all’acqua di rose, alla “volemose bene”, roba che Renè Ferretti direbbe “’a monnezza che ho fatto”.

Questo è stato “She Hulk”. Robetta, sceneggiature mediocri, poche idee ed aspetto visivo rivedibile.

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