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Tra i tanti film che escono sulla piattaforma Netflix, ammetto che è difficile individuare qualche prodotto davvero valido, oltre il primo impatto di – vogliamo chiamarla curiosità? – E chiamiamola curiosità. Ecco, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, è uno di questi. Film bellico duro e puro. Asciutto, serio, rigoroso come un teorema matematico.
Come ben sappiamo, solitamente i film che trattano del conflitto mondiale, si riferiscono alla seconda guerra. Per diverse ragioni, più “attraente” per la sua narrativa dinamica. Al contrario, la grande guerra è materia da sempre considerata lenta, “ferma”, statica. Fino all’arrivo del (finto) piano sequenza di Sam Mendes in “1917”.
Ora, su Netflix arriva “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, tratto dal famoso romanzo, che ci riporta di forza in quel contesto, nella lotta assurda e sconsiderata per guadagnare pochissimi metri. Nelle buche. Nel fango. Nella trincea, al fronte, in prima linea. Dove la fantasia lascia campo alla disillusione. Dove l’ideale muore. Dove c’è più di un nemico da combattere, e talvolta è l’ottusità di quelli che decidono nella propria fazione.
Il film del regista Edward Berger è un discreto pugno nello stomaco. Senza bisogno di grandi effetti, ma con una regia ispirata, vigile, attenta e una chiara idea della messa in scena, ci mostra senza sforzi e lirismo, tutto il marciume di un conflitto immobile, ostinato, retorico.
E’ un film che si muove su due binari paralleli. Non uso queste parole a caso. Quello fisico, e quello politico. Quello del teatro di guerra, e quello politico. Difficile dire quale sia quello più folle, più assurdo. Entrambi gli scenari caratterizzano una narrazione disperata e senza via di scampo, scandita da un motivo musicale quasi disturbante, lamentoso, che accompagna bene la storia scellerata di una guerra di sangue e centimetri, dove i corpi fanno da veicolo a targhette da raccogliere.
E’ un bel film, sicuramente da vedere.