Questo articolo è scritto dalla pagina Facebook “Consigli per La Visione” con cui collaboriamo e che vi invito a seguire.
Per anni potevi solo sussurrarlo: ”torna, ma quando torna?”. E poi, l’annuncio: ”Boris 4 si farà!”. Dai, dai, dai!!! E ora c’è, è vero, è reale, ed è in streaming. E ovviamente il mondo, il pianeta, l’universo si è fermato.
Perché c’è “Boris”, e tutti dobbiamo vedere “Boris”. Fonte di cultura, di citazioni, che ci ha insegnato l’arte, e la vita. Insegnami la vita Boris! Detto, fatto. Il pericolo, il rischio, la preoccupazione c’era. Non nascondiamoci dietro la finta barba di Stanis, signori miei.
A distanza di anni, “Boris” avrà ancora qualcosa da dire? Risposta, si. Si, e si. Perché ha avuto la capacità di adattarsi ai nostri tempi e a nuovi usi e costumi, sfruttando il rinnovamento mediatico televisivo, e non solo, in virtù del concetto di piattaforma, streaming, inclusione, algoritmo. Avoja ad andare a fare ironia, parodia, riflessione su questi concetti, se parti dal principio che a noi, troppo italiani, la qualità fa schifo e facciamo merda, come un Re Mida al contrario.
Dopo qualche anno dalla mitologica “Gli occhi del cuore”, la banda Ferretti ha l’ “OK”, il lock per rimettersi in pista con la nuova fiction “Vita di Gesù”. Si parte da questo per rimettere in moto la macchina produttiva con la maggiore parte del cast originario, più qualche aggiunta, in un contesto che vede anche pochi cambiamenti di ruolo all’interno della narrazione, Alessandro su tutti.
Sappiamo che la serie è dedicata a uno dei suoi autori, Mattia Torre. E sappiamo che gli autori si sono auto-rappresentati nella serie, stavolta omaggiando proprio il collega con la presenza\assenza di uno di loro, sotto forma di visione che ci accompagna per tutti gli otto episodi.
“Boris 4” non ha perso smalto rispetto alla sua storia precedente. Certo, ci sono delle forzature. A volte evidenti, ma non necessariamente disturbanti, all’interno di episodi che durano anche un pizzico di più del passato. Talvolta ci sentiamo così positivamente devastati dalla genialità di “Vita di Gesù” che delle sotto trame non riuscitissime, le accettiamo con un mezzo sorriso.
Il ritorno di alcuni caratteri indovinati, come Mariano e la sua violenza con il sorriso (sulla fiction canadese sono morto e risorto), di Nando che vuole fare Gifuni, e l’arrivo finalmente del solo nominato in passato Tatti Barletta, personaggio chiave, riescono a dare a Boris, che nel frattempo vanta sempre le sue carte vincenti, quel brio, quella freschezza, che lo rendono ancora oggi l’antifiction più intelligente su piazza, punto di riferimento ed inesauribile fonte di ispirazione.
Come ho detto, ci sono delle forzature…ma sapete che c’è, non lo “dimo”. Piuttosto, mi rivedo il discorso che Renè fece anni fa allo stesso attore, e rido da solo.
Grazie Boris, mi piace pensare che “Vita di Gesù” versione cinematografica possa essere un successo in grado di rinnovare, ancora, e ancora, le avventure di Renè Ferretti e soci.
Non ne avremo mai abbastanza di guardarti con…gli occhi del cuore.